Ci sono destini peggiori della morte,
questo è quello che dicono e forse hanno ragione. Ci sono anche esseri che
sembrano destinati a non conoscere la pace della tomba ed a minacciare i vivi
con la loro oscura presenza.
I vampiri sono tra questi: non-morti
che considerano gli esseri umani alla stregua di bestiame ma che talvolta
mantengono essi stessi passioni fin troppo umane come l’ambizione o l’odio e
nelle lotte tra questi esseri l’umanità è solo un danno collaterale.
#39
FAIDA DI SANGUE
1.
Quando il vampiro che si fa chiamare
Lord Ruthven esce dalla dimora dei Jarman assieme all’unica sopravvissuta,
almeno per ora, di quella famiglia, trova una sorpresa.
-Vedo che hai trovato quel che cercavi… e forse qualcosa di
più.-
Al suono di
quella voce femminile Ruthven assume una posizione di difesa mentre i suoi
occhi scrutano nell’oscurità fino ad individuare una silhouette che esce
dall’ombra. Riconosce la nuova arrivata: una donna alta e slanciata dal
portamento altero i cui lunghi capelli neri con strani riflessi dorati ricadono
lungo la schiena Indossa, una camicetta di pizzo bianca coi bottoni slacciati a
mostrare l’incavo dei seni, attillati pantaloni da cavallerizza e stivali con
tacchi alti, la sua carnagione ha il colorito di chi non conosce la luce del
sole da lungo tempo.
-Carmilla.- il nome esce dalle labbra di Ruthven quasi come
un sibilo.
-Non dirmi che ti ho spaventato, mio caro Ruthven.- replica
la vampira austriaca.
-Io non ho paura di niente e di nessuno.- ribatte Ruthven
–Cosa fai qui?-
-Pare che alla fine le nostre ricerche di Deacon Frost ci
abbiano portato sulla stessa pista: quella dell’agente di borsa Mark Jarman… ma
tu sei arrivato prima di me.-
-Non ho mai saputo che fosse una gara. Abbiamo raggiunto
l’obiettivo ed è questo che interessava a Lilith, no?-
-Alla nostra Signora Lilith, sì. Hai ragione, solo il
risultato importa e se nel frattempo si unisce l’utile al dilettevole... chi
sarebbe questa deliziosa ragazza?-
Carmilla
Von Karnstein indica la giovane donna al fianco di Ruthven che è rimasta
immobile sinora come se fosse in trance,
-Clarice, la figlia di Jarman.- risponde Ruthven con tono
tra l’annoiato e l’irritato -È stato grazie a lei che sono potuto entrare in
questa casa.-
-Che ora è abitata solo da morti suppongo.- Carmilla avanza
verso Clarice Jarman e le solleva delicatamente il mento –Sì, è davvero bella e
vedo che ha già cominciato il cammino per diventare un vampiro. Le hai fatto
assaggiare il sangue dei genitori, forse? Che brutale mancanza di tatto per un
esponente dell’aristocrazia.-
-Ti assicuro che tutto è stato indolore.-
-Davvero? E tu che ne dici, bambina, ti è piaciuto il sapore
del sangue?-
La vice
esce a fatica dalla gola di Clarice:
-Io… io… non so… credo… di sì.-
Carmilla ride
gettando indietro la testa, poi si rivolge a Ruthven:
-Me la cederesti? Starebbe bene nel mio branco. Ho sempre
avuto un debole per le bionde.-
-Prenditela pure, se proprio vuoi. Io, da parte mia, ho
sempre preferito le bellezze mediterranee.-
Dopo aver
fatto un inchino, Ruthven si trasforma in pipistrello e vola via. Carmilla
torna a concentrarsi su Clarice Jarman.
-Siamo rimaste sole, mia cara, e non ci rimane molto tempo
prima dell’alba.- le accarezza di nuovo il volto e poi la sua mano scende sul collo,
quindi più in basso, mentre i suoi canini cominciano ad allungarsi –Stai
tranquilla, non ti farò male e dopo… dopo vedrai che mi ringrazierai.-
Una delle
unghie affilate di Carmilla apre uno squarcio nel vestito di Clarice
lasciandole scoperti i seni e la vampira abbassa la testa su di essi
affondandovi le sue zanne per poi bere il sangue che esce dalle piccole ferite.
Clarice non
grida, ma si abbandona all’assalto della vampira. Un velo nero cala sui suoi
occhi per l’ultima volta.
Il crack
del collo di Calypso che si spezza passa quasi inosservato nel rumore di tuoni
e lo scrosciare del temporale. Tu continui a tenerla per il collo come fosse
una bambola rotta. Non c’è alcuna espressione sul tuo volto, i morti non hanno
emozioni, non è vero Simon Garth? Ma se è così, allora perché ti sei sollevato
dal tuo eterno riposo per difendere tua figlia?
Solo tu sei
rimasto in piedi mentre gli zombie evocati da Calypso ora che lei è morta
cadono come marionette a cui siano stati tagliati i fili.
-Garth.-
Quella voce
maschile ti spinge a girare la testa. Chi è quest’uomo di colore? Se non fosse
che sei tu stesso uno zombie, un morto che cammina privo di autocoscienza,
forse riconosceresti Blade dai vostri incontri precedenti, ma non sembra che
sia così. Lasci cadere Calypso e la tua mano si muove verso il collo dell’uomo.
-Papà…no!-
La voce di
tua figlia non dovrebbe avere alcun effetto su di te nelle tue attuali
condizioni, eppure ti fermi, mentre la giovane donna tocca le tue carni morte
da tempo senza mostrare alcuna forma di ribrezzo. Non è ironico che
quell’intesa che eravate stati incapaci di trovare quando eri vivo sia arrivata
ora che sei uno zombie?
Un grido
strozzato, poco più di un gemito, attira l’attenzione di tutti verso una specie
di fagotto che giace nei pressi del terrazzo, un fagotto che è in realtà un
essere umano, il marito di tua figlia: Bruce Mason,
Simon
Stroud cerca di nuovo di alzarsi dalla sedia ma non ci riesce, è come se una
forza invisibile lo tenesse fermo mentre Lilith, la Figlia di Dracula, la
Signora dei Vampiri, avanza verso di lui.
-E così tu saresti Simon Stroud... il grande cacciatore di
mostri…- dice la vampira
-Mi devi confondere con qualcun altro… non c’era un certo
Ulysses Bloodstone che chiamavano così? Forse cercavi lui, ma mi pare che sia
morto.-
-Bella posa da maschio che scherza davanti alla morte,
peccato che non m’impressioni. Sono io a tenere in pugno la tua vita, io che ti
tengo inchiodato a quella sedia finché non deciderò cosa fare di te.-
-A Scotland Yard sanno che sono qui e se scompaio… o muoio…
verranno a cercare Angel…-
-E credi che questo possa spaventarmi? Tu non hai davvero
idea di chi sia io. Guardami! Io sono Lilith Dracula e sono il potere. Quel
vecchio idiota di dell’Ispettore Chelm non può toccarmi. Vive ancora perché io
lo permetto. Gli uomini sono ansiosi di compiacermi. Non ho bisogno di
vampirizzarli perché vogliano servirmi. Se io glielo ordinassi, i capi di Chelm
striscerebbero ai miei piedi come cagnolini e pur di compiacermi, farebbero tutto
quello che gli chiederei, compreso uccidere per me.-
Stroud si
morde le labbra cercando di mantenere il controllo di sé. La malia di cui parla
Lilith sta avendo effetto anche su di lui, lo sente. Una parte di lui vorrebbe
tanto cedere, adorarla, sentire il sapore delle sue labbra. Stringe i pugni con
forza, uno dei pochi movimenti che gli sono consentiti, e replica:
-Chissà… magari il fatto che ti vesti come una… danzatrice
esotica… ha a che fare con questo.-
-Arrogante ed insolente. Qualità che non ho mai apprezzato
in un uomo. Bene… dimmi, signor Simon Stroud, sei pronto a morire o magari a
trascendere la morte?-
E Simon
sente un brivido corrergli lungo la schiena.
2.
Londra è uno
strano miscuglio di antico e moderno: una metropoli cosmopolita saldamente
proiettata nel ventunesimo secolo ma la cui ombra è rimasta nel diciannovesimo
e forse ancora più indietro. Per questo solo pochi si stupiscono veramente nel
vedere l’anziano signore dai capelli e barba bianchi che passeggia indossando
un soprabito di foggia antica, di quelli che erano chiamati pipistrelli. Un
capo di vestiario appropriato per l’uomo in questione, ma i passanti non
possono saperlo.
L’anziano
gentiluomo cammina veloce senza stancarsi, costeggia il complesso di Whitehall
e dedica appena uno sguardo annoiato all’orologio più famoso del Mondo, il Big
Ben. Attraversa il più vicino ponte sul Tamigi e la gente che incontra si
scosta istintivamente, quasi percependo che in lui c’è qualcosa di strano, una
sensazione che si accentuerebbe se si soffermassero a guardare i suoi occhi
dalle iridi inquietantemente rosse il cui sguardo è quello di un predatore che
sta selezionando la sua prossima preda.
Improvvisamente
si ferma, alza la testa e si guarda intorno, sembra quasi che stia annusando
l’aria. Dalla sua gola esce quello che sembra un ringhio sommesso ed ecco che…
scompare. Una nebbiolina impalpabile ha preso il suo posto e sorvola i pochi
passanti. Subito dopo un pipistrello col pelo bianco tra le lunghe orecchie
prende a volare in cerchi sempre più stretti verso Whitehall per poi planare
verso il Palazzo del Parlamento.
Sono
passati solo pochi istanti ed ecco che un enorme lupo nero con una striscia di
pelo bianco sopra la testa avanza circospetto per poi fermarsi nei pressi di un
angolo buio e ringhiare in quella direzione.
Un attimo
ed al posto del lupo nero c’è l’anziano dai capelli bianchi che, con voce
stentorea, esclama:
-Esci fuori e fatti vedere, Sir Francis Varney… o hai paura
di me?-
Dall’ombra
esce una figura maschile dai lunghi capelli neri ed abiti di foggia
seicentesca.
-Io non temo nessun uomo, vivo o non-morto che sia, Deacon
Frost.- risponde seccamente -Men che meno te.-
-Mi stavi cercando?-
-Lilith Dracula ti vuole morto.- un’affermazione molto
semplice, niente toni minacciosi
-Non è una novità.- replica Frost –E tu… tu sei qui per
darle quel che vuole come un cagnolino obbediente?-
Con
velocità insospettabile il vampiro chiamato Varney si muove ed afferra il collo
dell’altro con le sue dita ossute.
-Sta attento tedesco: se pensi che io non possa ucciderti,
sbagli.-
-Vedremo.- replica Deacon Frost un attimo prima di
trasformarsi in nebbia.
L’Ispettore
Capo Chelm guarda il corpo sdraiato nel letto davanti a lui: Frank Drake
apparentemente immerso in un sonno profondo.
-L’hanno trovato ai piedi del letto della Fraser…- sta
spiegando il poliziotto che l’ha chiamato -… voglio dire dell’Ispettore Fraser,
Signore. Da allora non si è ancora svegliato. I medici dicono che non c’è nulla
che non vada in lui, è solo…-
-… addormentato.- conclude Chelm –Va bene, sergente. Voglio
due uomini in permanenza a guardia della stanza di Mr. Drake e di quella
dell’Ispettore Fraser… armati con le armi speciali, ci siamo capiti?-
-Perfettamente, Sir.-
Dove sei
finito Frank? Si chiede Chelm mentre osserva il discendente di Dracula. Chissà
perché, sono convinto che tu e Katherine siate finiti nello stesso luogo. Spero
che ce la facciate a tornare indietro.
In un luogo lontanissimo eppure più vicino di un battito di
ciglia Frank Drake e Kate Fraser odono l’ululato dei lupi farsi sempre più
vicini. Dracula, il Dracula di questa realtà, probabilmente un prodotto dei
ricordi di Kate, li ha scatenati contro di loro dopo che sono fuggiti dal
castello.
Frank
contempla la pistola a due colpi che si è ritrovato nella tasca della giacca.
Non servirà a molto contro un branco di lupi reso feroce dalla volontà di un
vampiro. Ancora meno se fossero licantropi, cosa che non può escludere.
-Kate…- dice stringendole le mani -… devi
portarci via da qui. Solo tu puoi farlo.-
-Io… io vorrei… ma non so come fare.-
Il
che li mette in una bruttissima situazione. Se i lupi li sbranano in questo mondo
onirico, che ne sarà di loro nella realtà? Moriranno? Tra poco lo scoprirà,
teme.
I
lupi arrivano e, come Frank temeva, tra di loro ce ne sono a due zampe. Frank
spara abbattendo un lupo ma la sua arma è inutile contro uno dei licantropi,
che gliela strappa di mano e lo afferra per il collo
-Il mio signore ha ordinato che tu muoia tra
atroci sofferenze.- grida da
una gola non fatta per le parole umane.
-Il che non accadrà finché io sarò vivo per impedirlo.-
A parlare è
stato un uomo alto e ben piantato dal naso aquilino. Indossa abiti del tardo
Cinquecento, un mantello è drappeggiato sulle sue spalle ed i lunghi capelli
biondi sono coperti solo parzialmente da un ampio cappello.
Mentre il
nuovo arrivato parla, infila la sua lama nel cuore del licantropo che,
sorprendentemente, urla di dolore cadendo al suolo.
-Nessun servo del Maligno può resistere ad una lama forgiata
con l’argento più puro.- proclama il nuovo venuto mentre brandisce la spada con
grande abilità e tiene a bada i lupi ed il licantropo superstite.
-Chi… chi sei?- chiede un sorpreso Frank Drake.
-Un umile esule dall’Inghilterra.- risponde l’altro –Il mio
nome è Solomon Kane.-
3.
Lilith si avvicina a Simon Stroud,
che può sentire il fiato della vampira sul collo, un fiato che sa di cose marce
e morte da tempo ma che stranamente non lo disgusta quanto dovrebbe.
-Ti
piacerebbe che ti mordessi il collo, mio caro Simon?- sussurra la vampira –Ti
piacerebbe?-
Stroud quasi non riesce a credere
che sia proprio la sua voce a rispondere:
-S…
sì.-
-E
allora accontentiamoti.-
Stroud sente un lieve dolore alla
base del collo laddove le zanne di Lilith lo pungono. Che almeno sia finita
presto, pensa.
Improvvisamente la Signora dei
Vampiri si blocca ed alza la testa come se stesse ascoltando voci che solo lei
può udire.
-Sei
stato fortunato, Stroud.- dice infine –Affari più urgenti richiedono la mia
attenzione adesso e non posso completare ciò che avevo in mente per te. Ora
guardami negli occhi e ascoltami bene: appena me ne sarò andata tu te ne andrai
da qui e tornerai al tuo albergo dove farai un lungo sonno sino a domattina.
Quando ti sveglierai non ricorderai il nostro incontro, ma ricorderai che Angel
O’Hara ha risposto in modo soddisfacente alle tue domande e non c’è più alcun
bisogno di disturbarla. Le tue indagini devono seguire un’altra pista. Mi hai
capito bene?-
-Sì,
ti ho capito benissimo.- replica Stroud ormai in trance.
-Bene.
Uno di questi giorni udrai il mio richiamo e verrai da me per concludere quel
che abbiamo iniziato stanotte e nel frattempo… un regalino per te.-
Lilith si china su Stroud e lo
bacia, poi si solleva ridendo e muta in nebbia uscendo poi dalla finestra.
Stroud scopre di potersi finalmente
alzare dalla sedia. Si avvia alla porta ed esce senza guardarsi indietro.
In una vecchia villa apparentemente
abbandonata una ragazzina di 13 anni si abbandona stremata e piangente al letto
a cui è incatenata.
Mentre si china su di lui, Blade
pensa che solo la magia di Calypso deve aver tenuto in vita finora Bruce Mason nelle
sue condizioni: completamente scarnificato, i muscoli esposti e ridotti a masse
sanguinolente. Avrebbe dovuto esser morto da ore e adesso che colei che gli ha
fatto questo è morta la sua innaturale resistenza è terminata. Dalle sue labbra
martoriate esce un mugolio che con molta fatica può essere interpretato come il
nome di sua moglie, quella stessa moglie che da tempo non lo considerava più,
che l’aveva tradito ripetutamente senza scrupoli o vergogna e che ora gli si
avvicina e si china su di lui
-Bruce.-
sussurra Donna Garth –Sono qui.
Un lampo di riconoscimento negli
occhi dell’uomo, poi un rantolo ed infine più nulla.
Blade tace, non sa cosa dire, la sua
mano si posa sulla spalla di Donna che piange, forse per la prima volta da
quando dette l’addio a suo padre il giorno del suo matrimonio.[1]
La casa ora è silenziosa. Nulla si
muove: non gli zombie evocati da Calypso, ormai tornati al loro stato di
semplici cadaveri che ora giacciono sul pavimento del salone, non Simon Garth,
quasi in attesa che sua figlia gli dica qualcosa, non Calypso, che giace con la
testa piegata innaturalmente a causa del collo spezzato. Aveva detto di non
poter morire se non l’avesse voluto lei. Era una vanteria o davvero può tornare
dalla morte? In fondo è vero che l’hanno data per morta molte volte. Meglio non
correre rischi e rivolgersi ad un professionista.
Blade prende il telefono cellulare e
compone un numero in memoria da tempo:
-Jericho
Drumm? Sono Blade, mi serve il tuo aiuto.-
La donna è decisamente attraente ed
elegante ha i capelli castani e veste un abito color verde scuro senza maniche
e lungo appena sopra il ginocchio. Entra nella stanza d’ospedale piantonata a
vista dove, su letti gemelli, giacciono Frank Drake e Katherine Fraser.
-Benvenuta
Miss Bentley.- la saluta l’Ispettore Capo Chelm –Mi spiace di averla
disturbata, ma…-
-…
ma aveva bisogno di un esperto di occulto ed io ero l’unica disponibile.-
completa Victoria Bentley –Non che sia così brava, sono solo una dilettante
molto dotata.-
-E
pure molto modesta.- commenta il dottor Charles Seward.
-Gli
esperti dell’Occulto le creano problemi dottore?- replica Victoria –Eppure
sento che lei ha avuto spesso a che fare con le creature della notte.-
La donna sfiora rapidamente il collo
di Seward proprio dove molto tempo fa la vampira Rachel Van Helsing lo ha
morso. Il giovane medico scatta indietro istintivamente.
-Mi
scusi se ho toccato un tasto dolente, dottore.-
-Non
è colpa sua, miss Bentley. Ha ragione: ho avuto a che fare con vampiri, zombie
e… altro ancora, ma cerco di mantenere un approccio scientifico per quanto
posso.-
-Capisco.-
Victoria si volge verso le due
figure distese e poi si porta le mani alle tempie. Rimane silenziosa a lungo, poi
parla:
-Avete
ragione: non è una semplice catalessi. La mente della donna si è ritirata dalla
nostra realtà per sfuggire a qualcosa di così orribile che non riusciva a
sopportarlo sopportare e poi ha portato con sé
l’uomo. Lei… ha dei poteri psichici vero?-
-È
una mutante con poteri psicometrici.- risponde Chelm.
-E
fa la poliziotta invece di essere entrata negli X-Men? Curioso. Mi scusi
Ispettore, il mio umorismo era forse fuori luogo.-
-Non
c’è bisogno di scusarsi. Anche Kate… l’Ispettore Fraser… ci scherzava spesso
sopra.-
Victoria torna subito seria.
-Solo
i loro corpi sono qui. Le loro essenze astrali, le loro anime, se preferisce,
sono altrove. Posso provare a rintracciarle e riportarle indietro. Potrebbe
essere pericoloso però.-
-Per
lei o per loro?- chiede Seward.
-Per
tutti, presumo.- risponde la ragazza con un accenno di sorriso –Qualunque cosa
vediate o sentite dopo che avrò cominciato non fate e non dite niente. Se… se
mi dovesse accadere qualcosa, chiamate questo numero.-
Victoria dà a Chelm una specie di
biglietto da visita.
-Dottor Stephen Strange, Greenwich
Village, New York. E dovrebbe
rispondere ad una richiesta di aiuto da qui?-
-Certo.
Risponde sempre ad una richiesta d’aiuto da dovunque provenga. Ora scusatemi,
ho da fare.-
E Victoria Bentley dà inizio al suo
rituale.
4.
La luna su Whitehall illumina una
scena selvaggia: la lotta tra due vampiri. Ironicamente quello dai capelli
bianchi è il più giovane dei due: era il 1863, infatti, quando un ambizioso
chimico tedesco fu trasformato nell’arcivampiro noto come Deacon Frost[2] mentre quello che si fa chiamare Sir Francis Varney
rammenta di aver vissuto i suoi ultimi giorni da creatura vivente nei lontani
giorni in cui il Puritano Oliver Cromwell governava con pugno di ferro le Isole
Britanniche.[3]
Combattono questi due vampiri con
foga e determinazione, decisi a prevalere l’uno sull’altro ma incapaci di
riuscirci davvero. La verità è che non sono avvezzi a combattere a mani nude
contro qualcuno che ha i loro stessi poteri. C’è qualcosa di animalesco nel
modo in cui lottano, ma, diversamente da loro, gli animali sanno istintivamente
quando una lotta val la pena di essere combattuta e quando, invece, ritirarsi.
-Gli
anni trascorsi sepolto dalla lava del Vesuvio ti hanno indebolito Varney.- dice
con tono irridente Frost al suo avversario –Perché non ti arrendi?-
-Mai.-
replica Varney –Per quanto odi la mia condizione di vampiro, odio di più quelli
come te, Frost.-
Il vampiro dai capelli bianchi sta
per ribattere quando i suoi occhi colgono un lontano bagliore.
-L’alba
sta per arrivare, Varney.- dice -È l’ora di tornare al nostro luogo di riposo.
Per me sarà facile, per te, temo, molto meno.-
Frost si trasforma in pipistrello e
vola via e prima che Varney possa inseguirlo ecco che si ritrova assalito da
cani e topi richiamati da Frost. Le fauci dei randagi cercano le sue ossa, i
piccoli denti dei roditori si accaniscono sulla sua carne morta.
Con furia Varney si sbarazza degli
animali che ormai privi degli ordini di Frost, si ritraggono spaventati dalla
sua natura soprannaturale.
Ormai Frost è lontano.
-Ti
ritroverò, Frost.- urla il vampiro –So dove cercarti e non mi sfuggirai.-
Pochi attimi dopo un pipistrello
vola verso un rifugio ancora lontano.
Ha gettato dei grani verdastri in un
braciere che ha fatto portare appositamente ed ora la stanza odora pesantemente
dell’incenso i cui fumi Victoria Bentley, seduta sul pavimento nella posizione
del loto al centro di un pentacolo da lei stessa disegnato, sta respirando.
Le sue labbra si muovono recitando
sommessamente formule in una lingua che pochissimi hanno sentito in oltre
ventimila anni
Le sue percezioni si fanno più
acute, la sua forma astrale si solleva dal corpo immobile ed ora osserva la
stanza dall’alto.
-Guidatemi
da voi.- sussurra alle due figure immobili sui due letti gemelli.
La forma astrale di Victoria sale
sempre di più. Oltre il soffitto della stanza, oltre il tetto dell’Ospedale,
oltre i confini della percezione umana, oltre i limiti dell’immaginazione, lungo
uno stretto e precario ponte gettato tra la sanità mentale ed il caos.
Finalmente capisce qual è la sua meta e trema. Sarà capace di affrontare ciò
che l’aspetta o ha chiesto troppo a se stessa?
Con tono
incredulo Frank ripete il nome che ha appena sentito:
-Solomon Kane, lo spadaccino. Non posso crederci.-
-Invero è il mio nome.- replica l’uomo dal volto cupo –Si
direbbe che mi conosciate, ma io non posso dire lo stesso.-
-Ho… letto delle vostre imprese, ma non credevo che vi avrei
mai incontrato di persona. D’altronde non lo credevo nemmeno di Dracula,
eppure….-
-Conoscete Dracula?- nella voce di Kane c’è una durezza
inaspettata
-Purtroppo sì.- risponde Frank –Non me vado fiero, ma è un
mio antenato.-
-Il vostro nome, sir, mi accorgo ora di non avervelo ancora
chiesto mentre voi sapete il mio.-
-Mi chiamo Frank Drake e la mia amica si chiama Katherine
Fraser.-
-Fraser.- mormora Kane –Un nome Scozzese. Gli abitanti della
Scozia seguono gli insegnamenti di Calvino come noi Puritani d’Inghilterra.
Sarà un onore per me proteggervi.-
-Io… grazie.- risponde un’imbarazzata Kate Fraser.
-Stavamo entrambi fuggendo da Dracula quando ci avete
soccorso Messer Kane.- interviene Frank accorgendosi di usare istintivamente
uno stile da XVI secolo –Voi perché siete qui?- chiede quasi temendo la
risposta.
-Non molto tempo fa ho viaggiato sino in Transilvania in
cerca della figlia di un amico misteriosamente scomparsa. Durante il viaggio
fui assalito da dei lupi o più probabilmente dei licantropi, ma un uomo
misterioso li mise in fuga. Nella mia ingenuità, per sdebitarmi, gli promisi
che gli avrei dato qualunque cosa mi avesse chiesto e quando scoprii che era un
vampiro ed aveva reso una vampira la povera Rosella Carson, lo affrontai e lo
sconfissi. Stavo per staccargli la testa dal collo quando lui mi chiese il
pagamento del mio debito d’onore: la sua vita. A malincuore lo lasciai andare
sapendo che ogni morte da lui causata sarebbe ricaduta anche sulla mia
coscienza. Alla fine ho deciso di affrontarlo di nuovo.-
Frank è
sconcertato: ha già sentito la storia dell’incontro tra Dracula e Solomon Kane.
Deve averla letta da qualche parte, anche se non ricorda dove.[4]
Ma perché
Kane è qui, in questo mondo che è parte dell’immaginazione di Kate? Chi l’ha
evocato attraverso tempo e spazio? Kate stessa o lui?
-Affrontare Dracula? Buona fortuna Kane, ne avrete bisogno.-
gli dice infine Frank
-E voi che farete?- chiede Kane.
-Noi… cercheremo una via d’uscita da questo mondo, se
esiste.
-Esiste, ma non la troverete mai da soli. Io posso aiutarvi.
A parlare è
stata la diafana figura di una ragazza fluttuante nell’aria davanti a loro.
-Mi chiamo Victoria Bentley.-
5.
La Regina dei Vampiri ha sul suo bel
volto un’espressione crudele ed impaziente mentre nel salone della sua villa guarda
i due vampiri davanti a lei, un’espressione non diversa da quella di suo padre,
ma forse il paragone non le piacerebbe.
-Allora
cosa c’è?- chiese –Ho dovuto interrompere la piacevole tortura di un aspirante
uccisore di vampiri per rispondere al vostro richiamo, mi auguro che ne sia
valsa la pena.-
I due vampiri sostengono il suo
sguardo, poi Carmilla rompe il silenzio:
-Sappiamo
dove si nasconde Frost.-
Lilith si concede un sorriso
maligno.
Un tempo era solo il dottor Jericho
Drumm, uno studioso, uno psicologo che era arrivato a considerare il Voodoo, la
religione dei suoi padri, poco più di superstizione, ma quello era stato prima
che il suo gemello Daniel fosse ucciso dalla magia nera e lui dovesse accettare
il fardello di essere Fratello Voodoo.
-Mi
hai scambiato per un becchino o uno spazzino, Blade?- dice esaminando il caos
intorno a lui.
-Non
sapevo a chi altro rivolgermi.- risponde Blade –Tu sei l’unico esperto di
Voodoo che conosco… a parte lei, s’intende.- indica Calypso ancora sul pavimento.
Fratello Voodoo rimane un attimo
pensoso, poi dice:
-Va
bene, mi occuperò degli zombie e di Calypso.-
-Che
ne farai di lei? Farai un rito per impedirne la resurrezione?-
-Questa
è esattamente la mia intenzione.-
Rumore di tamburi, una nebbia che
avvolge l’intera stanza e quando si dissipa Fratello Voodoo è scomparso e con
lui tutti gli zombie a parte uno: Simon Garth.
-Hai
dei ben strani amici, Blade.- gli si rivolge Donna Garth.
-Non
te ne eri accorta prima?- replica Blade –Questo è il mondo in cui vivo e non ci
posso fare niente.-
-Ed
è anche il mondo in cui vivo anch’io ormai.- commenta Donna guardando lo zombie
che è anche suo padre a cui ora si rivolge –Vattene adesso, torna al suo
riposo, ti prego.-
Simon Garth non risponde, non
potrebbe farlo nemmeno se volesse. Si limita a muoversi verso la terrazza per
poi saltar giù ed allontanarsi.
-Fammi
chiamare la polizia ora…- dice ancora Donna -... e speriamo che il Detective
Jagger sia di turno e creda alla nostra innocenza per la morte di Bruce.-
Una breve telefonata e poi,
nell’attesa dell’arrivo della Polizia, Donna si siede su un divano tenendosi la
testa con le mani.
Fuori il rumore del temporale si fa
sempre più forte e più vicino.
Solomon
Kane sfodera la sua spada contro la forma astrale di Victoria Bentley
esclamando:
-Un fantasma. Sta indietro, figlia del demonio.-
-Non sono una nemica.- risponde Victoria –Sono qui per
aiutarvi a tornare a casa.-
-Tu… puoi?- esclama Kate Fraser –Come?-
-Non sarà facile, perché dovremo ripercorrere i sentieri che
avete percorso per arrivare qui e dovremo farlo prima che il signore di questo
posto si accorga di quello che cerchiamo di fare. Potrebbe cercare di
impedircelo… anzi: sono convinta che lo farà.
-Il signore di questo posto?- interviene Frank Drake –Tu sia
dove siamo?-
-E voi no?- ribatte Victoria perplessa –Questo è il regno di
Incubo.-
FINE TRENTANOVESIMO EPISODIO
NOTE DELL’AUTORE
Nota sintetica: Solomon Kane è un
personaggio creato da Robert E. Howard nel 1928 ed adattato per la Marvel nel
1973. Kane è un Puritano, ovvero un seguace di una rigida dottrina protestante
affermatasi nel XVI Secolo in Inghilterra ed ispirata dagli insegnamenti di
Calvino ed è un persecutore del male in tutte le sue forme che si è trovato
spesso ad affrontare minacce di tipo soprannaturale.
Nel prossimo episodio: si avvicina
lo scontro tra Lilith e Deacon Frost mentre si decide il fato di Frank Drake e
Kate Fraser.
Carlo